I Lucani furono una popolazione appartenente al ceppo italico e di lingua osca, che giunse, nel V secolo a.C., nella terra che da essi prese il nome di Lucania, territorio genericamente compreso tra i fiumi Sele, Bradano, Laos e Crati, fino ad allora chiamato dai Greci Enotria.

All'inizio del IV secolo a.C. si espansero verso sud-ovest, nell'attuale Calabria, dove vennero in conflitto con i Greci della Magna Grecia, in particolare con Siracusa che riuscì a dividere i Lucani e a sbarrare loro il passo. L'espansionismo del popolo italico si volse allora verso est, dove si scontrò con Taranto. In seguito presero parte alle Guerre sannitiche e alle Guerre pirriche contro la potenza in ascesa di Roma, che riuscì a sottometterli nel 275 a.C. Tra III e I secolo a.C. i Lucani presero parte a diverse insurrezioni italiche contro il dominio romano, senza riuscire a riacquisire l'indipendenza; a partire dalla decisiva battaglia di Porta Collina (82 a.C.) ebbe inizio la loro definitiva romanizzazione.

Poco sappiamo dei rapporti dei Lucani con le popolazioni preesistenti dell'interno chiamate dai Greci Enotri (Itali, Morgeti, Siculi). Al contrario sappiamo che le relazioni con le colonie greche furono decisamente conflittuali. Conquistata alla fine del V secolo a.C. Poseidonia, che i Lucani chiamarono "Paistom" (la Paestum dei Romani), ben presto caddero sotto il loro potere tutte le città della costa tirrenica fino a Laos, con la sola eccezione di Velia.

Nel 389 a.C., i Lucani, alleati di Dionisio il Vecchio tiranno di Siracusa che cercava di imporre il suo predominio sulle città della Magna Grecia, mossero contro le polis nemiche di Siracusa. Questo scatenò la reazione di Thurii, potente città sorta sulle ceneri di Sibari, che, senza attendere l'aiuto di altre città della Lega sorta proprio per difendersi dai Lucani, cercò di riconquistare la sua antica colonia, Laos, subendo una disastrosa sconfitta ed evitando lo sterminio dei prigionieri solo grazie all'intervento del siracusano Leptine. I Lucani estesero in tal modo il loro predominio su tutta l'attuale Calabria interna a nord dell'istmo.

Questa situazione non era tuttavia destinata a perdurare. Per prima cosa mutò l'atteggiamento di Siracusa che, da alleata dei Lucani, divenne loro ostile; inoltre scoppiò una violenta rivolta servile che provocò una lunga guerra civile che avrebbe indebolito notevolmente la potenza lucana. Secondo Strabone la rivolta provocata da Dione di Siracusa, fu causata dall'avere i Lucani armato i loro servi dediti alla pastorizia per sostenere le numerose guerre. La rivolta di quelli che i Lucani chiamarono Bretti ("ribelli" in osco, corrispondenti ai Bruzi) provocò l'etnogenesi di un nuovo popolo, che si consolidò intorno a Cosentia e sui monti della Sila, privando i Lucani del territorio a sud della linea Laos-Thurii.