Alfonso II d'Aragona, ramo di Napoli, (Napoli, 4 novembre 1448 – Messina, 18 dicembre 1495), fu duca di Calabria e poi re di Napoli per circa un anno, dal 25 gennaio 1494 al 23 gennaio 1495. Primogenito di Ferdinando I di Napoli, detto Ferrante, e della sua prima moglie Isabella di Chiaromonte (figlia di Tristano Conte di Copertino e di Caterina Orsini di Taranto) fu cugino di Ferdinando il Cattolico (re d'Aragona e co-reggente con la moglie Isabella di Castiglia, della Spagna unificata). Nel 1458, alla morte del nonno Alfonso il Magnanimo, suo padre Ferdinando divenne Re di Napoli e Alfonso fu investito duca di Calabria. Nel 1463 morì suo zio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, Principe di Taranto, che lasciò in eredità al quindicenne Alfonso alcuni dei suoi possedimenti.
Quando, nel 1465, sua madre Isabella di Clermont morì, Alfonso ereditò i suoi possedimenti feudali, compreso il diritto al trono di Gerusalemme. Nel settembre dello stesso anno 1465 il duca di Calabria sposò a Napoli in una cerimonia fastosa Ippolita Maria Sforza, figlia di Francesco Sforza (il matrimonio per procura si era svolto a Milano nella primavera precedente). Nel 1467, non ancora ventenne, intervenne in aiuto dei Fiorentini contro Venezia, acquistando fama di ottimo capitano. A seguito della congiura dei Pazzi, il regno di Napoli e la Chiesa mossero guerra a Firenze: Alfonso e Federico di Urbino occuparono Siena il 20 febbraio 1479. Ma il pericolo turco e la strage di Otranto costrinsero il duca di Calabria a rientrare nel Regno; costretti i Turchi alla resa, rientrò trionfalmente in Napoli il 25 ottobre 1481. Scoppiata la guerra di Ferrara, l'esercito napoletano occupò lo Stato pontificio, alleato dei Veneziani contro Ercole I d'Este, ma il 21 agosto 1482 Alfonso venne attaccato e sconfitto dal comandante dei Veneziani, Roberto Malatesta, giunto in soccorso del pontefice Sisto IV. Il conflitto si concluse un'alleanza tra il papa e re Ferrante nel Natale del 1482. Nominato nel gennaio 1483 capitano generale della Lega contro i Veneziani, Alfonso ebbe la meglio su Roberto di San Severino giungendo fino alle porte di Verona e, costretta Venezia alla pace il 7 agosto 1484, poté ritornare nel regno di Napoli. Qui la situazione era tutt'altro che tranquilla, a causa dell'inquieto atteggiamento dei baroni napoletani contro il re, che sfociò nella famosa congiura dei Baroni (1485). Il comportamento del duca di Calabria in quegli avvenimenti è noto, teso com'era a rafforzare l'autoritarismo dello stato. Alfonso non ebbe scrupoli nel consigliare al padre le più severe misure repressive, procurandosi odio e sospetto da parte della nobiltà feudale del Regno che fu duramente colpita, giustiziata o esiliata. Alla morte del padre, nel 1494, Alfonso ascese al trono come re di Napoli e di Gerusalemme.
Il suo era destinato ad essere un regno breve poiché, al momento dell'ascesa al trono, l'invasione dell'Italia da parte del Re di Francia Carlo VIII era ormai imminente. Carlo, istigato da Ludovico Sforza che aspirava a prendere il potere del Ducato di Milano ai danni del nipote Gian Galeazzo, genero di Alfonso, era intenzionato a restaurare gli Angioini sul trono di Napoli e a mettere le mani anche sul titolo correlato di Re di Gerusalemme. Carlo invase l'Italia nel settembre del 1494. Alfonso, terrorizzato da una serie di cattivi presagi, come strani incubi notturni (forse attribuibili al ricordo delle sue vittime), il 23 gennaio 1495 abdicò in favore di suo figlio Ferdinando e fuggì in Sicilia, dove si rinchiuse in un monastero, mentre Carlo VIII entrava nel Regno raggiungendo Napoli il 22 febbraio 1495. Alfonso II morì a Messina alcuni mesi dopo.