Filippo V di Borbone (Versailles, 19 dicembre 1683 – Madrid, 9 luglio 1746) è stato il primo re di Spagna della dinastia dei Borbone. Era infatti nipote del re Luigi XIV di Francia e salì al trono di Spagna perché sua nonna, la regina Maria Teresa moglie del Re Sole, era figlia di primo letto di Filippo IV di Spagna e sorellastra dell'ultimo re spagnolo della dinastia degli Asburgo, Carlo II di Spagna. Era il secondo figlio di Luigi, il Gran Delfino e di Anna Maria di Baviera. Nacque a Versailles il 19 dicembre 1683 e fu investito del titolo di Duca di Angiò.

Il 1º novembre 1700 moriva il re di Spagna Carlo II, che era prozio di Filippo in quanto fratello di sua nonna. Cinque giorni dopo, per disposizione testamentaria del defunto re, il diciassettenne duca d'Angio veniva proclamato nuovo re di Spagna a condizione esplicita che avrebbe rinunciato per sempre ai suoi diritti e quelli dei suoi discendenti sulla corona francese. Se egli avesse rifiutato, la corona spagnola sarebbe andata a suo fratello minore Carlo duca di Berry o all'arciduca Carlo d'Austria. Entrambi i pretendenti avevano diritti legali per il fatto che il nonno, re Luigi XIV di Francia, e il padre di Carlo d'Austria, cioè l'imperatore Leopoldo I erano entrambi mariti delle sorelle di Carlo II di Spagna. Filippo aveva i maggiori diritti poiché sia la bisnonna che la nonna erano più anziane rispetto a quelle dell'arciduca Carlo d'Austria. Comunque il ramo austriaco rivendicava il fatto che la nonna di Filippo aveva rinunciato a suo tempo ai suoi diritti e quelli dei suoi discendenti sul trono spagnolo, in conseguenza del suo contratto di matrimonio. La parte francese controbatteva sulla invalidità di tale ultima disposizione poiché la dote di tale matrimonio non era mai stata pagata.

Poiché Carlo II non aveva avuto figli dalle due mogli, già molto tempo prima che egli scomparisse le grandi monarchie d'Europa avevano cominciato ad avanzare varie ipotesi di successione, ratificate in accordi segreti. Tutte le ipotesi formulate avevano come obiettivo principale lo smembramento della grande potenza economica e militare della Spagna: l'impero spagnolo, infatti, se fosse stato unito integralmente a uno qualunque dei troni delle grandi potenze europee, avrebbe fatto spostare certamente l'asse dell'equilibrio politico-militare, nonché quello economico, a favore di quest'ultimo, con la conseguenza di rendere difficilmente governabile il rapporto tra gli stati e impossibile il mantenimento della pace. In punta di diritto, l'eredità sarebbe toccata all'infanta di Spagna Maria Teresa, moglie di Luigi XIV, la quale aveva, però, rinunciato alla successione, prima di morire nel 1683. Luigi XIV non riteneva valida questa rinuncia e appoggiava, per questa ragione, le pretese del figlio, il Delfino di Francia Luigi, e dei figli di questi, Luigi e Filippo (quest'ultimo fu appunto la figura designata dal testamento di Carlo II). Ad avanzare pretese non del tutto illegittime sul trono di Spagna c'erano poi l'imperatore Leopoldo I, cognato di Carlo II e rappresentante del ramo austriaco degli Asburgo, e il principe elettore di Baviera. Carlo II d'Asburgo, nel fare testamento, aveva adottato proprio l'unica soluzione rigettata unanimemente da tutti gli altri regnanti, seppur vincolata alla rigida, formale e sostanziale separazione delle relative corone: lasciare indivisa la propria eredità nelle mani di un solo soggetto, in questo influenzato dalla moglie Maria Anna del Palatinato-Neuburg e dai consigli degli inviati papali. Poiché il designato Filippo d'Angiò, sostenuto dal re di Francia, non avrebbe mai rinunciato ai benefici testamentari di cui era stato gratificato da Carlo II, fu inevitabile il ricorso alle armi. La Guerra di successione spagnola, come fu chiamato il conflitto, iniziò con la grande alleanza dell'Aja del 7 settembre 1701, con la quale l'Inghilterra, i Paesi Bassi e l'Austria si impegnavano a impedire che le volontà testamentarie del defunto re di Spagna trovassero definitiva attuazione: sarebbe stato infatti molto difficile fronteggiare un'unica sovranità borbonica da entrambe le parti dei Pirenei. La guerra si sviluppò con alterne vicende fino al 1713, quando, dopo lunghe e laboriose trattative protrattesi per circa un anno, il 13 luglio fu firmato il trattato di pace di Utrecht tra la Francia, da una parte, e l'Inghilterra, il Portogallo, la Prussia, l'Olanda e la Savoia, dall'altra. La parola fine alla guerra di successione spagnola tuttavia fu posta solo quando anche l'Austria sottoscrisse il trattato di pace con la Francia: ciò avvenne il 6 marzo 1714 nella città di Rastadt.

Anche se a Filippo V fu concesso infine di rimanere sul trono di Spagna, egli dovette cedere il possesso di Minorca e Gibilterra alla Gran Bretagna, e dei Paesi Bassi Meridionali, di Napoli, del ducato di Milano e della Sardegna, alla famiglia austriaca degli Asburgo. La Sicilia e una parte del milanese andò ai Savoia. L'egemonia spagnola, che già lungo tutto il '600 era calata a motivo della crescente rivalità olandese e inglese (soprattutto nell'ambito del commercio con le Americhe), subì in questa guerra un ulteriore indebolimento. Tuttavia, ripresasi dalla sconfitta nella guerra di successione spagnola, la Spagna di Filippo V, guidata dal governo del cardinale Giulio Alberoni, occupò la Sardegna e la Sicilia, scatenando così la guerra della Quadruplice Alleanza (1717) che vide Inghilterra, Francia, Austria e Olanda avversarie della Spagna e si concluse tre anni dopo con la sconfitta spagnola. Prostrato per la sconfitta Filippo V abdicò in favore di Luigi, suo primogenito, ma fu costretto a tornare sul trono pochi mesi dopo in seguito alla morte del figlio per vaiolo. Successivamente Filippo si adoperò per aiutare la dinastia borbonica a riconquistare territori durante la guerra di successione polacca e la guerra di successione austriaca, con la riconquista di Napoli e della Sicilia dall'Austria, e di Orano dagli ottomani. Per questo si alleò all'Austria di Carlo VI, e alle due potenze si aggiunse poi anche la Russia. Ma ciò provocò una reazione che condusse alla alleanza fra Inghilterra, Francia, Paesi Bassi e Prussia. La situazione politica degenerò e sfociò nella guerra anglo-spagnola del 1727, durante la quale Filippo V tentò, senza risultato, di recuperare al regno di Spagna la rocca di Gibilterra. Verso il termine del suo regno, gli spagnoli difesero con successo i territori dei Caraibi dall'invasione britannica nella guerra di Jenkins Ear. Durante il suo regno la Spagna cominciò a risollevarsi dal ristagno in cui era caduta sotto gli Asburgo.

Il regno di Filippo V segnò la svolta rispetto al rapporto tra Madrid e il resto delle provincie spagnole. Se infatti gli Asburgo in genere avevano rispettato le autonomie locali e le fonti giuridiche locali, i Fueros, Filippo V impose una politica fortemente centralistica. Fulcro di tale politica furono i Decreti di Nueva Planta emanati nel 1707 ed emendati ancora nel 1716 che abolivano il Regno di Aragona e di Regno di Valencia, il Regno di Maiorca e la Contea di Barcellona, le fonti giuridiche locali e le assemblee consultive locali, le Cortes. Al posto dei detti regni i decreti istituivano un pari numero di Provincie, governate da un Capitano generale e da un'udienza, responsabili verso il governo della gestione economica e amministrativa; furono inoltre istituiti i Comuni e la figura del Sindaco. Anche il governo centrale fu riformato: furono soppressi il Supremo Consiglio della Corona d'Aragona, il Consiglio d'Italia e quello delle Consiglio delle Fiandre mentre nacquero i Dipartimenti di Stato, antesignani degli attuali ministeri, composti da funzionari nominati dalla corona e coordinati nella persona del Segretario di Stato. Infine, nel 1713, furono cambiate le norme successorie attraverso l'introduzione della Legge salica per impedire che dinastie straniere attraverso un'ascendenza femminile potessero ottenere il Trono, sebbene Filippo V avesse ottenuto la corona proprio per via di una discendenza femminile dal ramo degli Asburgo di Spagna.

Filippo V aveva ereditato da Carlo II d'Asburgo una Spagna in forte ritardo economico; ritardo dovuto principalmente a un inefficiente sistema fiscale, alla maggiore debolezza del sistema commerciale e produttivo rispetto agli altri paesi europei e al contrabbando. Per risolvere tali problemi Filippo V attuò una politica mercantilista proibendo l'esportazione di grano e di prodotti tessili, abolendo i dazi doganali interni, già ridotti da Carlo II, e istituendo un solido sistema doganale. Lo stesso sistema fiscale fu riorganizzato seguendo il modello francese basato sulla figura dell'intendente: un funzionario dipendente e stipendiato dallo Stato affinché riscuotesse le tasse di un determinato distretto. Si segnalò inoltre l'abolizione di alcuni privilegi fiscali dei ceti privilegiati e la diminuzione, attuata nel 1723, dell'imposta del Quinto del rey. Numerose cure furono dedicate ai rapporti commerciali con l'impero d'oltremare per quanto l'istituzione di società per azioni con lo scopo di finanziare i commerci con le indie sul modello della Compagnia delle Indie Inglese e Olandese fu piuttosto fallimentare così come fallì il tentativo di ridurre il contrabbando, incentivato dal Trattato di Utrecht che concedeva all'Inghilterra il diritto del vascello di permesso e il monopolio dell'Asiento. Durante il suo regno Filippo V cercò di ridurre l'influenza del clero sulla società spagnola attraverso un maggior controllo dello stato sul sistema scolastico ma tale politica restò in gran parte inefficace. Infatti, data la mancanza di insegnanti competenti, l'istruzione rimase nelle mani degli ordini religiosi specialmente in quelle dei Gesuiti e dei Domenicani anche se nacquero istituti come il "Collegio delle miniere" per formare i tecnici minerari attraverso anche l'uso di borse di studio mentre in tutte le università furono aumentate le cattedre delle materie scientifiche.

Altro campo di intervento del re fu l'esercito che, al momento dell'ascesa al trono, versava in condizioni disastrose sia per numero di effettivi sia per l'arretratezza del modello del Tercio. Date le esigenze della guerra la prima preoccupazione del re fu l'aumento degli effettivi che si attuò ricorrendo all'arruolamento di truppe mercenarie straniere e alla coscrizione di 1 uomo ogni 15. Nel 1704 il Tercio fu definitivamente sostituito dallo schieramento francese basato su brigate, battaglioni e reggimenti; fu introdotta un'unica uniforme, standardizzato l'armamento con l'adozione del fucile con baionetta e istituito un corpo di artiglieria separato dalle truppe di linea. Infine venne curato l'addestramento degli ufficiali con l'istituzione di diverse scuole e accademie militari tra cui quella di Toledo tuttora esistente. Anche la Marina militare spagnola ricevette numerose cure grazie all'opera del ministro Ensenada: furono istituiti i cantieri navali di Cadice e di El Ferrol e adottato l'uso di moderne navi di linea e di fregate.

Principale esponente della politica estera spagnola tra il 1714 e il 1720 fu il segretario di stato Giulio Alberoni; il quale, nativo del Ducato di Parma e Piacenza, dopo aver intrapreso una fortunata carriera nel clero, era divenuto, negoziando per conto del duca, dapprima il fiduciario del generale francese Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme, poi del Re, del quale, con l'aiuto di Marie Anne de La Trémoille, Camarera Mayor della defunta regina Maria Luisa di Savoia, prima moglie di Filippo V, aveva combinato il matrimonio con Elisabetta Farnese. L'influenza di Alberoni sulla regina e sul re fu tale da divenire nei fatti il vero dominus della politica spagnola del tempo, che era basata su di un punto: la riconquista dei territori perduti in Italia a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt per creare stati satelliti alla Spagna e quindi riottenere il controllo del Mediterraneo. Nel 1717, approfittando del fatto che l'Austria era impegnata nella guerra contro i Turchi in Ungheria, Alberoni spedì una squadra navale spagnola in Sardegna, allora possedimento austriaco, e senza colpo ferire vi fece sbarcare un corpo di spedizione che conquistò l'isola. Impossibilitata a reagire, l'Austria chiese aiuto alla Gran Bretagna, alla Francia e all'Olanda, ma queste potenze, preoccupate per via dell'espansione austriaca durante la Guerra di Successione e della vittoria di Eugenio di Savoia nella Battaglia di Petervaradino, non intervennero ma posero una proposta di compromesso a tutto vantaggio della Spagna che avrebbe riottenuto Napoli e la Sicilia, mentre la Sardegna avrebbe compensato i Piemontesi, ed oltre a ciò il principe Carlo sarebbe stato qualificato come erede dei Farnese e dei Medici. Alberoni, convinto della propria superiorità, rifiutò l'accordo e l'anno successivo invase la Sicilia senza che le forze piemontesi riuscissero a contrastarlo. A tale punto Francia, Gran Bretagna, Austria e Olanda costituirono la Quadruplice Alleanza e dichiararono guerra alla Spagna. La marina Spagnola fu sconfitta a Capo Passero e la Francia mobilitò un esercito sui Pirenei; Elisabetta Farnese e Filippo V allora, timorosi di subire ulteriori perdite territoriali, accettarono un accordo di compromesso che, previo l'obbligo di licenziare Alberoni, riconosceva al principe Carlo la qualifica di erede del Granducato di Toscana e del Ducato di Parma, ma la Spagna avrebbe dovuto riconsegnare ai piemontesi la Sardegna e agli austriaci la Sicilia. La sconfitta fu un grave colpo per il re, che piombò in una forte crisi depressiva e, conscio di non potere governare in una condizione così compromessa abdicò il 10 gennaio del 1724 in favore del figlio Luigi I che, tuttavia, regnò per sette mesi soltanto prima di morire di vaiolo. A tal punto, pressato dalla moglie e dal fatto che il figlio secondogenito non era ancora adulto, Filippo decise di ritornare sul trono.

Ritornato sul trono, Filippo V firmò nel 1725 un trattato di pace con Carlo VI d'Austria in modo da chiudere le pendenze rimaste con L'Austria e concentrarsi sul conflitto latente con la Gran Bretagna; conflitto divenuto poi reale con la Guerra anglo-spagnola (1727-1729). Tale rivalità derivava ovviamente dalla volontà Spagnola di stroncare il contrabbando inglese e le concessioni fatte a seguito di Utrecht ma il conflitto fu inconcludente e confermò lo status quo ante sancito dalla convenzione di El Pardo (1728). A causa, tuttavia, del mancato aiuto da parte austriaca la sola conseguenza di questo breve conflitto fu il riavvicinamento della Spagna alla Francia il cui grande artefice fu José Patiño Rosales mentre per converso l'Inghilterra rinnovava gli accordi con l'Austria. In questo nuovo corso fu firmato il primo Patto di Famiglia tra i Borboni Spagnoli e Francesi, vera e propria alleanza difensiva e offensiva che fu sperimentata nel contesto della guerra di successione polacca. L'intervento nella Guerra di Successione Polacca, prima e nella Guerra di Successione Austriaca poi è dovuto all'obbiettivo perseguito con particolare vigore da Elisabetta Farnese ovvero porre i propri figli su troni in Italia mantenendoli al contempo legati al regno di Spagna.

Filippo V morì nel 1746 e gli successe il figlio di primo letto Ferdinando VI. Per suo espresso desiderio il re non fu sepolto nella cripta del Monastero dell'Escorial come costume per i re della Casa d'Asburgo, e dei successori dello stesso Filippo (salvo Ferdinando VII) ma preferì una piccola cappella sita nel Palazzo Reale di La Granja di San Ildefonso, a pochi chilometri da Segovia: il luogo dove Filippo V preferì governare effettivamente l'impero.