L'Origine del nome Italia è stato oggetto di ricostruzioni non soltanto da parte di linguisti ma anche di storici, tradizionalmente attenti alla questione; non sempre, tuttavia, ci si trova di fronte ad etimologie in senso stretto bensì ad ipotesi che poggiano su considerazioni estranee alla ricostruzione specificatamente linguistica del nome, e che con il tempo hanno formato un ricco corpus di soluzioni tra le quali sono numerose quelle che si riferiscono a tradizioni (come ad esempio l'esistenza di un re di nome Italo) o comunque fortemente problematiche (come ad esempio la connessione del nome con la vite). Quel che è solitamente giudicato come sicuro è che il nome inizialmente indicasse solo la parte posta nell'estremo meridione della Penisola la Calabria. All'inizio doveva limitarsi a quell'estrema parte della Calabria, che giace a sud dei golfi di S. Ufèmia e di Squillace, oppure, secondo un'altra possibile interpretazione delle fonti, presso a poco all'odierna Campania meridionale (Cilento), tra i fiumi Sele e Lao.

Le proposte etimologiche, mai interrotte sebbene complessivamente poco note nella loro diversità, continuano in tempi recenti. In qualche caso viene ripresa la tradizione essenzialmente greca del nome, che più di altre dà valore all'ipotesi di una sua espansione da sud a nord: i Greci avrebbero applicato a poco a poco il nome "Italia" a una sempre più ampia regione, fino al momento della conquista romana, quando esso venne esteso all'intera penisola. 

Per qualche linguista che ha sostenuto questa tesi, il nome si baserebbe su una forma greca non attestata (dunque ipotetica) come *Aιθαλία (Aithalìa) che nella sua parte iniziale Aith- (tipica di parole riferite al fuoco) conterrebbe un riferimento alla dimensione vulcanica delle terre della penisola. Questo significato resisterebbe ad esempio nel nome dell'Etna, in greco antico "Aitna". Tale proposta era stata avanzata già da Gabriele Rosa, secondo il quale i primi greci giunti nella penisola l'avrebbero chiamata appunto « Aιθαλια (Italia) vulcanica, ovvero fiammeggiante e fuligginosa, pel motivo medesimo che dissero Aιθαλια le isole Elba (Ilva), di Lemno e di Chio, piene di fucine » (Gabriele Rosa, Le origini della civiltà in Europa, Milano 1862-1863)

Persuade piuttosto una sua derivazione dall'osco "viteliu", nel senso che il territorio fosse ricco di bovini o che il vitello rappresentasse un animale sacro. La forma Italia si spiegerebbe quindi inanzitutto con la caduta della "V" iniziale, conseguente alla pronuncia delle genti della Magna Grecia, attraverso le quali essa passò ai Romani.

Alla metà del IV secolo a.C. il nome Italia abbraccia il Mezzogiorno continentale a sud di Paestum, sulla costa tirrenica. Verso gl'inizi del III secolo a.C. esso include la Campania e dopo la Prima Guerra Punica comprende quasi l'intera Penisola fina all'Arno e all'Esino, allora limiti del dominio romano.

Antioco da Siracusa (V sec. a.C.) fa derivare tale nome a quello di un Rè di nome ITALO, che tuttavia è evidentemente leggendario.

Esistono varie leggende sul personaggio di Italo, vissuto, secondo il mito, 16 generazioni prima della guerra di Troia e re del popolo degli Enotri. Da lui deriverebbe il nome Italia: dato prima alla regione corrispondente al suo regno, ovvero quasi tutta la Calabria ad esclusione della zona settentrionale, si estese successivamente a tutta la penisola (fino alle attuali regioni di Toscana e Marche) come narrano Tucidide, Aristotele, Antioco di Siracusa e Strabone. Re Italo condusse gli Enotri da una vita nomade ad un popolo stabile che si stanziò nell'estrema propaggine delle coste europee, nell'attuale istmo di Catanzaro nell'omonima provincia delimitata rispettivamente ad oriente dal golfo di Squillace e ad occidente dal Golfo di Sant'Eufemia. La capitale del suo regno era, secondo Strabone, Pandosia Bruzia, oggi da identificare probabilmente con la città di Acri.

Secondo quanto ci racconta Strabone, dei confini dell'Italia parlava già Antioco di Siracusa (V secolo a.C.) nella sua opera Sull'Italia, il quale la identificava con l'antica Enotria. A quel tempo si estendeva dallo stretto di Sicilia, fino al golfo di Taranto (ad est) ed al golfo di Posidonia (ad ovest). In seguito, con la conquista romana dei secoli successivi, il termine Italia venne identificato con i territori compresi fino alle Alpi, comprendendo, pertanto, anche la Liguria (fino al fiume Varo) e l'Istria fino a Pola. Di fatto tutti i suoi abitanti furono considerati Italici e Romani.

Secondo quanto ci riporta Antioco di Siracusa, il successore di Italo fu Re Morgete, che governò l'Italia (dunque l'odierna Calabria). Sino a quando questa fu invasa dai Bruzi, un popolo che si stabili nella parte centro-settentrionale della regione ed elesse come capitale Cosenza.

Altra ipotesi accredidata dallo scrittore e giornalista napoletano Angelo Manna nella sua opera "Quando l'Italia era solo il Sud" ci riconduce alla più antica divinità dell'area mediterranea: Grande Madre Terra.

Sulla scorta delle ricerche di storiografi, mitologi, filologi, glottologi, archeologi, etnologi, numismatici e storici delle religioni, propone una teoria di tale facino e semplicità che stupisce non sè ne sia valutata prima la fondatezza: "Itha", "Ita", "Ido", "Ida" sono radicali non già per-ellenici, ma pre-ariani diffusissimi nell'area del Mediterraneo. Si chiamano Ida la montagna presso Troia e quella dell'isola di Creta ove Zeus fu allevato dalla capra Amaltea, di nascosto dal padre Crono (o Kronos); Italia era il nome di una figlia di un re cretese (come l'eoe Idomeo); e Itanos, Itanon, Ithome, Ithoria, Idalio, Idarna, Ide, Idomene si chiamavano isole, promontorie, città e rilievi mediterranei, cui aggiungere l'Ithaca di Odisseo e le isole Itacesiae che erano dinanzi a Vibo Valentia, poi unite alla terraferma. Quel radicale significa: "montagna boscosa".

Quindi la "Statua di Persefone" rinvenuta nella Locride nel 1905 raffigurerebbe la <<Grande Madre delle Selve dei Monti e dei Cicli Vitali>>, il cui nome era: Idalia, Italia; lo stesso storicamente parlando della pià antica comunità della penisola italiana. Una dea venerata già da 1300 anni quando poco meno di 3000 anni fà i Greci arrivarono in Calabria. A lei erano dedicati moltissimi templi purtroppo andati persi durante il corso dei secoli.

Con L'arrivo dei Greci, la dea Idalia viene incorporata nella nuova cultura e diventa Persefone, Signora della Morte, degli Inferi e delle Stagioni, più tardi con l'arrivo dei Romani diventerà Proserpina.

Testimonianze magno-greche del culto dedicato a Persefone sono oggi i molti reperti rinvenuti nell'area di Reggio Calabria, soprattutto presso gli scavi di Locri Epizefiri dei quali uno smisurato numero di Pinakes (tavolette votive in terracotta) è custodito al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria; mentre la magnifica "Statua di Persefone" esposta oggi all'Altes Museum di Berlino, fu rinvenuta in Via Duca degli Abruzzi n.73 a Taranto dopo il suo ritrovamento in Calabria nel 1905 e trafugata da Taranto nel 1912. Dopo varie vicissitudini fu acquistata dal Governo tedesco per un milione di marchi (DM 1'000'000), corrispondente ad oltre € 500'000 (€ 1 = DM 1,95583 oppure DM 1 = € 0,51129).

Un'ulteriore testimonianza del culto di Persefone ci viene da Oria, dove fu presente ed attivo dal VI secolo a.C. fino all'età romana, un importante santuario (oggi sito presso Monte Papalucio), dedicato alle divinità Demetra e Persefone. Qui vi si svolgevano culti in grotta legati alla fertilità.

Gli scavi archeologici svolti negli anni ottanta, infatti, hanno evidenziato numerosi resti composti di maialini (legati alle due divinità) e di melograno. Inoltre, a sottolineare l'importanza del santuario, sono state rinvenute monete di gran parte della Magna Grecia, e migliaia di vasi accumulatisi nel corso dei secoli come deposito votivo lungo il fianco della collina. Di particolare interesse sono alcuni vasetti miniaturistici ed alcune statuette raffiguranti colombe e maialini sacri alle due divinità cui era dedicato il luogo di culto.