Trinacria. L’isola dalle “tre punte” era conosciuta con questo nome prima che i Siculi, popolazione originariamente stanziata nell’attuale Calabria vi emigrasse, sospinta a sud da migrazioni di italici che li costrinsero all’attraversamento dello Stretto.

Ma i greci le diedero ancora un nome prima di riconoscerla con il nome attuale di Sikelia o terra dei Siculi, ossia Sikania. I Siculi, difatti, nella loro occupazione/discesa dell’isola, scalzarono verso la parte occidentale la popolazione che la abitava precedentemente: i Sicani.

Tutto ciò avvenne trecento anni prima che i Greci colonizzassero la parte orientale cioè intorno al 1100-1050 a.C., così come testimoniato da Tucidide.

L'esistenza della Trinacria però non era un mero “conoscimento”  geografico, l’isola è ricordata anche nelle fonti allorquando i cretesi avevano un vasto impero e si narra dello splendido palazzo che Dedalo costruì per il re dell’isola,  Kokalos, lungo le sponde del fiume Komikos e che per questioni contingenti i Cretesi tentarono l’invasione della città e quindi dell’isola riportandone un fallimento.

La notizia narrata da Diodoro Siculo, sembrò per centinaia d’anni, per millenni addirittura l'ennesima fiaba che nulla aveva da invidiare alla mitologia greca, fino a quando alcuni ricercatori e archeologi non iniziarono a riscoprire le tombe del piccolo centro di S. Angelo Muxaro, le cui sepolture a tholos e i vasi aurei ritrovati all'interno, ricordavano molto i rinvenimenti fatti da Schliemann a Micene, ricollegando così il mito di Kokalos ad una realtà tutt’altro che mitica.

Dalla metà dell’VIII e fino al V sec. a.C. i corinzi e gli euboici fondarono dapprima sulle coste ioniche e poi su quelle mediterranee alcune tra le più splendide colonie d’occidente: Syracusa; Leontini, Katane, Zancle, che poi prenderà  il nome di  Messana e quindi Gela e Agrigento. Intanto, seppur in altra forma, nella parte occidentale si stanziavano i fenici di Cartagine che fondavano gli scali commerciali, che ben presto sarebbero divenute vere e proprie città: Panhormos, Lylibeion, Mazaras, Motya a scapito delle popolazioni sicane ed elime.

Da questa serie di suddivisioni, prima delle popolazioni autoctone tra elimi e sicani, quindi con i primi invasori siculi, successivamente tra punici e greci ed al contempo tra popolazioni interne e colonizzatori marittimi punici e greci, si conformerà sempre, nel corso dei millenni a venire, una realtà estremamente frammentata ma al contempo unicamente aggregata ed unificata nei vari tentativi di sinecismo isolano operati di volta in volta dai greci con Dionisio tiranno di Siracusa (432-367 a.C.), da Ducezio (450 a.C. a.C.) capo delle popolazioni sicule e dagli stessi generali Cartaginesi su cui spiccheranno i Barca da cui discenderà Annibale e quindi da Agatocle e successivamente da Pirro.

La Sicilia rappresenta il cuore del Mediterraneo ed anche anche il momento topico della presa di potere di Roma sullo stesso mare, nello scontro con Cartagine: la Prima Guerra Punica (264-241 a.C.), regalerà a Roma la prima provincia dopo aver strappato alla rivale due terzi della Sicilia e a Gerone II e ai Mamertini la costa orientale.

L’isola rimarrà eterna protagonista, fino all’inesorabile decadenza dell’Impero Romano essendo rifornimento inesauribile di grano per l’intera Italia e direttamente per Roma, si troverà spesso al centro di scandali e di rivolte per lo sfruttamento selvaggio della mano d’opera delle istituzioni e per gli interessi continui che continueranno a trovarvi uomini di potere. Istituita provincia autonoma all’indomani della prima vittoria su Cartagine, solo con Marco Antonio otterrà la cittadinanza romana e la prima provincia verrà unificata alla seconda Sardegna e Corsica formandone una sola.

Con le varie suddivisioni imperiali la Trinacria rimarrà per sempre unita la diocesi occidentale ed in particolare con Costantino alla II Prefettura della Diocesi d’Italia per poi rientrare definitivamente con la morte di Teodosio nella I Prefettura e I Diocesi d’Italia.